» curioso, lo ammetterete, il cancan che si Ë fatto sulle dichiarazioni
della senatrice Menapace a proposito delle "Frecce tricolori",
la pattuglia acrobatica aerea usa a esibirsi nei cieli della penisola in
occasione di parate e altre manifestazioni pi˘ o meno marziali. In
fondo, la mancata presidente della Commissione Difesa del Senato non aveva
detto niente di straordinario. » assolutamente ovvio che quel tipo
di esibizioni, oltre che affatto inutili sotto il profilo militare, sono
costose, inquinanti e pericolose, visto il rischio, gi‡ largamente sperimentato,
che diano luogo a tremendi disastri. Eppure, sembra che quelle innocue
constatazioni abbiano contribuito non poco (forse pi˘ di quelle, tanto
pi˘ toste, su Israele e sull'Iraq contenute nella stessa intervista) a
far perdere alla ingenua esponente di Rifondazione la poltrona sulla quale
si sentiva gi‡ stabilmente insediata. » sulle Frecce tricolori che
i giornali hanno fatto il titolo il giorno dopo ed Ë a esse che si sono
riferiti tutti quando, grazie al salto della quaglia di un senatore centrista
della maggioranza, quella candidatura Ë saltata.
Tutto questo, naturalmente, Ë assai deprecabile.
Spiace che ci siano dei senatori che interpretano con tanta disinvoltura
il loro mandato e spiace che a una rispettabile esponente del movimento
per la pace sia preclusa un'assunzione di responsabilit‡ in un campo in
cui avrebbe certamente introdotto delle interessanti innovazioni. »
vero che una scelta pacifista mal si declina con l'impegno in un corpo
legislativo che si occupa essenzialmente di problemi militari, ma, come
diceva - credo - Clemenceau, la guerra Ë una cosa troppo seria per
lasciarla ai generali e un approccio diverso dal tradizionale ossequio
alla volont‡ degli stati maggiori avrebbe fatto al nostro parlamento un
monte di bene. La Menapace, d'altronde, non Ë mai stata una pacifista
integrale, una fautrice del no a tutti gli eserciti e stop, ha sempre rivendicato,
a buon diritto, il proprio impegno diretto (e armato) nella Resistenza
e, anche se il suo percorso politico Ë stato - all'incirca - l'opposto
del mio, personalmente resto convinto che di lei, in quel ruolo, ci si
sarebbe potuti fidare. Molto di pi˘, in ogni caso, di quanto ci
si possa fidare di certi ex antimilitaristi integrali, come il noto Marco
Pannella, che da un po' si Ë messo a rilasciare interviste in cui spiega
che la "interpretazione letterale" dell'articolo 11 della Costituzione,
quello per cui "l'Italia ripudia la guerra", non Ë sostenibile.
Ma torniamo pure, senza lasciarci distrarre,
al caso delle Frecce tricolori, alla sproporzione che sembra intercorrere
tra l'ovviet‡ delle dichiarazioni rilasciate in merito dalla povera Menapace
e lo scandalo che, a quanto pare, hanno suscitato. Forse, il problema
sta semplicemente nel fatto che i pacifisti, nella loro seriosit‡, tendono
ad attribuire alla controparte tutta la coerenza che ci mettono loro. Non
gli passa neanche per la testa l'ipotesi che gli uomini in uniforme (e
i loro zelatori civili) non siano, come vuole la mitologia militare, tutti
dei duri, dei perfetti uomini di azione insensibili a ogni lusinga che
non sia quella della dedizione al dovere. Che se c'Ë una cosa per
cui tutti costoro, in tutte le epoche e in tutti i paesi, vanno letteralmente
matti Ë l'esibizione di sÈ e dei propri simboli: le bandiere colorate che
garriscono festose al vento, le uniforme cariche di orpelli rutilanti,
le medaglie, gli alamari, i pennacchi? tutti gli allegri paraphernalia
di una professione che proprio allegra non Ë.
Lo stesso vale per le parate, naturalmente,
per le parate e le esibizioni. » vero che, a stretto rigore di logica,
quelle cerimonie non servono a niente e rappresentano, se mai, un inutile
sciupio di risorse che meglio potrebbero essere impiegate, se ci si vuol
calare in quella logica, per rafforzare gli effettivi, mettere a punto
i cannoni, affilare le baionette o prendere qualsiasi altro provvedimento
si ritenga necessario per soverchiare il nemico. I nemici, si sa,
sono gente scaltra e diffidente, non si lasciano impressionare da un'esibizione
di truppe in alta uniforme lungo le vie cittadine o dalle evoluzioni, pur
brillanti, di una pattuglia alata nei cieli. Vanno sul concreto,
loro, e pi˘ che mediante delle manifestazioni eminentemente simboliche
bisognerebbe cercare di rintuzzarli apprestando delle misure altrettanto
concrete. Ma Ë anche vero che le parate e le esibizioni fanno spettacolo
e nella societ‡ dello spettacolo anche il piano simbolico ha la sua importanza.
E poi, quella di fare la faccia feroce Ë un'antica tradizione militare.
Di pi˘, Ë qualcosa che rientra nei cromosomi stessi della specie:
non per nulla gli scimmioni antropoidi, che sono, geneticamente parlando,
nostri parenti stretti, prima di passare alle vie di fatto contro i loro
simili impiegano una quantit‡ di tempo a battersi il petto con le pugna
e a lanciare innocue, sia pur spaventose, grida di guerra. » un'attivit‡,
a pensarci, molto meno pericolosa per tutti di quella di menarsi sul serio
e visto che, per ovvie ragioni di decoro, non si puÚ chiedere ai moderni
professionisti della difesa di fare altrettanto, forse sarebbe meglio lasciare
che si trastullino indisturbati con le loro festose esibizioni. In
fondo, se un'attivit‡ aviatoria militare ha da esserci, meglio le acrobazie
delle Frecce tricolori che le missioni di bombardamento. I rischi
per le popolazioni civili coinvolte sono certamente minori.
A proposito. Tra le varie prese di posizione relative alle vicende
della Commissione Difesa in Senato, va ricordata quella del ministro Di
Pietro, fondatore e leader indiscusso del partito cui appartiene il senatore
che, su "pressanti richieste" - dice lui - di imprecisati ambienti
militari, ha fatto lo sgambetto alla Menapace e, con i voti dell'opposizione,
si Ë fatto eleggere lui. Dice dunque Di Pietro che "pur agendo
in modo discutibile" costui aveva i suoi bravi motivi. "Si
Ë comportato cosÏ per fare in modo che ai vertici della commissione difesa
andasse pi˘ moderato e pi˘ vicino ai valori e alle istanze espresse dalle
Forze Armate." E questa, ci perdoni il ministro, Ë un po' una
gaffe, perchÈ assimilare ai valori delle Forze Armate quelli di un parlamentare
che fino all'anno scorso faceva parte di Forza Italia, poi Ë passato nella
nuova Democrazia Cristiana, Ë approdato a Italia dei Valori e si Ë schierato,
al primo voto importante, con la coalizione di origine, significa dar voce
a quanti rimarcano e deprecano nei nostri eserciti una certa tendenza al
cambio di fronte. Che Ë, nonostante tutto, una calunnia, perchÈ i
ribaltoni e i giri di valzer cui questo tipo di critici si riferisce -
nelle due guerre mondiali, per esempio, o, prima della Unit‡, nei conflitti
settecenteschi - non sono mai stati di iniziativa militare, ma, sempre
e comunque voluti da un ceto dirigente che non ha mai rinunciato, neanche
sul piano internazionale, al trasformismo che lo ha sempre caratterizzato
su quello interno. Basta pensare, d'altronde,a quello che sta succedendo
in questi giorni, a poco pi˘ di un mese del voto del nove e dieci aprile.
Tra rinvii a tempo indeterminato del mantenimento delle promesse
fatte, parole in libert‡, richieste di verifica, interviste presidenziali
a pera seguite da altrettanto presidenziali smentite Ë difficile convincersi
che sia davvero cambiato qualcosa. PerchÈ l'unica coerenza dei nostri
politici, non si scappa, Ë quella con cui si rifiutano di emendarsi dai
loro atteggiamenti di sempre.
11.06.'06